Possiamo parlare ancora oggi di un “progresso verso il meglio”? È possibile un agire razionale che non sia solo strumentale e tecnocratico, ma capace di accogliere la coscienza ecologica ed etica? È possibile umanizzare la modernità?
Le crisi globali mettono in discussione il futuro dell’umanità. Pandemie, catastrofi climatiche, guerra, crisi energetica ci rivelano che viviamo in un mondo interdipendente.
Se avremo un futuro, sarà un futuro planetario. Preparare questo futuro chiede un radicale cambiamento di paradigma, che prenda congedo dal canone della semplificazione e muova verso un pensiero delle connessioni e delle relazioni, verso un pensiero della complessità, l’unico adeguato ad abitare un mondo in cui tutto è connesso.
Senza questo mutamento, continueremo a entrare nel nuovo secolo indietreggiando e tarderemo a divenire ciò che siamo: una comunità di destino planetaria.
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